In Inquinamento

Invisibili all’occhio umano e pericolose per il nostro organismo. Minuscole particelle plastiche stanno invadendo mari e corsi d’acqua, mettendo in serio pericolo la nostra salute e quella del pianeta.

Agenti inquinanti invisibili ai nostri occhi, che ingeriamo quotidianamente senza nemmeno accorgercene. Le microplastiche sono delle minuscole particelle, di diametro compreso fra i 330 micrometri e i 5 millimetri che, a causa dell’indiscriminato utilizzo della plastica, finiscono ogni giorno nelle nostre case sotto forma di alimenti, spezie, acqua e altre bevande.

La diffusione delle microplastiche nel nostro pianeta ha raggiunto infatti livelli preoccupanti, creando danni gravissimi soprattutto nei nostri ecosistemi marini. Oceani e mari sono sommersi di plastica (Greenpeace: otto milioni di tonnellate riversate ogni anno) e da qui ne deriva una forte concentrazione nella carne dei pesci che consumiamo, nel sale marino, nelle acque potabili nonché in diverse bevande di origine industriale.

 

DOVE SONO

Mari e oceani sono gli ecosistemi naturali in cui la concentrazione di microplastiche è assai più elevata. Ciò è dovuto all’effetto di raggi ultravioletti, vento, onde e microbi che disciolgono la plastica in piccolissimi frammenti. Secondo l’ultimo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), ogni chilometro quadrato di superficie acquatica conterrebbe in media 63.320 particelle di microplastica, con il Sudest asiatico particolarmente colpito dal problema. Ma tra i mari più inquinati annoveriamo anche il Mediterraneo, con una concentrazione di microplastiche pari al 7% del totale a livello globale.

Come possono finire nei mari tutti questi detriti plastici? Bottiglie, sacchetti, imballaggi e recipienti gettati in mare ma soprattutto rifiuti provenienti dalla terra: dovuti in primis ad attività industriale ed eccessivo consumo di plastica quotidiano. Tuttavia non dobbiamo pensare che le microplastiche siano presenti unicamente in quegli oggetti che univocamente definiamo “di plastica” o “sintetici”. Ad esempio, molti prodotti di make-up e cosmesi in commercio contengono microsfere di plastica. Si tratta di polietilene che viene utilizzato per le sue proprietà illuminanti e leviganti della pelle. Solo in Italia sono almeno 81 i prodotti beauty che contengono plastica e concorrono all’avvelenamento della fauna marina. Le microsfere infatti non vengono trattenute dai sistemi di depurazione e finiscono così direttamente in mare e nei cibi che ingeriamo.

Attenzione a ciò che indossiamo! Oltre a bere e ingerire plastica ogni giorno, la nostra pelle è spesso a contatto con capi d’abbigliamento e accessori in fibre sintetiche, fonti pericolose di microplastiche. Tali fibre, non solo risultano dannose per il nostro organismo ma, rilasciando poliestere acrilico e poliammide durante i lavaggi, finiscono nei nostri sistemi idrici con tutti i rischi che ne conseguono.

 

PERCHÈ FANNO MALE

Come recentemente confermato da un dossier di Greenpeace, le microplastiche sono state rilevate in diverse specie marine. In particolare, l’agente inquinante maggiormente rintracciato è il polietilene, il polimero utilizzato per i prodotti usa e getta (es. bottiglie di plastica). Consumando pesci, molluschi e crostacei rischiamo di ingerire delle sostanze tossiche e cancerogene. Le microplastiche, interferendo con il nostro sistema endocrino, rischiano di produrre alterazioni genetiche di seria entità. Oltre al polietilene, esistono altre due sostanze nocive presenti in diversi contenitori e imballaggi ancora oggi in commercio. Stiamo parlando del bisfenolo A e degli ftalati. Il primo è utilizzato nella produzione di plastiche, resine e policarbonato, il materiale di alcune bottiglie di plastica, confezioni del latte e rivestimenti di lattine per bevande e alimenti. Gli ftalati invece sono dei composti chimici molto utilizzati per rendere flessibile e modellabile la plastica. Per entrambi gli effetti nocivi sull’uomo sono molto simili: infertilità maschile, problemi al fegato, danni a reni e polmoni.

 

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